L'Australia scende in campo in prima persona nella battaglia contro la caccia alle balene, una pratica vietata da una moratoria internazionale a cui però continuano a sottrarsi alcuni Paesi, in particolare Norvegia, Islanda e Giappone. E proprio ne i confronti del Giappone, che sostiene di avallare tale pratica per «finalità scientifiche e di studio», è rivolta la protesta di Canberra che anche con il nuovo governo laburista conferma la linea favorevole alla tutela dei cetacei, già espressa dal precedente esecutivo.
Se l'ex ministro australiano all'Ambiente, Michael Turnbull, aveva lanciato appelli sottotitolati con gli ideogrammi nipponici per cercare di smuovere le coscenze anche nel paese del sol levante, l'attuale governo ha deciso di andare oltre e di lanciare una vera e propria missione nelle acque dell'oceano meridionale. In sostanza Canberra ha deciso di «spiare» le baleniere nipponiche tallonandole e scattando fotografie per raccogliere prove sulla loro attività. Un inviato diplomatico è stato nominato dal neoeletto premier laburista Kevin Rudd, con il preciso incarico di «andare a convincere i giapponesi di smettere la pesca alle balene», ha spiegato un portavoce dell'esecutivo. Rudd, lui stesso ex diplomatico (in Cina), crede fermamente nelle soluzioni prese di comune accordo. Il ministro degli Esteri, Stephen Smith, ha invece annunciato di avere avviato «una protesta formale con il governo di Tokio, perchè smettano la pesca di balene nelle acque protette».
Tra pochi giorni salperà la Oceanic Viking, la nave affittata dal governo australiano per tallonare e spiare con potenti teleobiettivi l'attività dei pescerecci giapponesi e decollerà in suo supporto l'aereo da ricognizione A319. Entrambi sono attrezzati per le condizioni polari dei mari del sud. Ha invece preso il largo stamattina da Auckland la nave di Greenpeace, «Esperanza». A bordo di quest'ultima ci sono anche tre italiani, che si sono detti «eccitati e felici» di contribuire alla causa delle balene del Pacifico.
Il portavoce di Greenpeace Australia, Steve Shallhorn, ha approvato l'intervento del governo australiano: «I giapponesi - ha sottolineato - cercheranno di evitare che le carcasse di animali in via di estinzione siano filmati mentre vengono issati a bordo delle loro navi. Salveremo delle vite» Le baleniere giapponesi hanno detto di avere un target di 935 balene, tra le quali anche figurano per la prima volta in quarant'anni anche le megattere, considerate a rischio di estinzione e particolarmente amate dai whale whatcher per i loro salti acrobatici.
Intanto anche dagli Stati Uniti arriva la notizia di un'azione diplomatica finalizzata alla tutela dei cetacei. La Casa Bianca, in particolare, sembra stia facendo pressione sul Giappone affinché fermi la caccia delle megattere e l’ambasciatore americano a Tokyo fa sapere che un accordo per fermare le reti dei balenieri potrebbe essere già stato concluso. L’ambasciatore, Thomas Schieffer, dice che negoziatori americani e giapponesi stanno lavorando a un documento proposto dagli Stati Uniti - parte di un programma di ricerca scientifica autorizzato a livello internazionale - per porre fine alla mattanza. «Penso che sia stato raggiunto un accordo la scorsa notte o stamattina - dice Schieffer - affinché non si caccino i cetacei almeno fino alla conferenza internazionale sulle balene prevista in giugno».
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