Sono più di due terzi i centri che potrebbero essere sommersi a causa del riscaldamento del pianeta.
Trenta delle più grandi città del mondo sono a livello del mare e due terzi dei più grandi centri subiscono la minaccia di vistosi allagamenti. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Environment and Urbanization che mette in relazione il cambiamento climatico e alcune calamità naturali. Gli scienziati pronosticano infatti che il riscaldamento globale provocherà nubifragi sempre più frequenti: gli oceani stanno crescendo poiché il calore sta raggiungendo la loro profondità ed è probabile che lungo le coste si verificheranno sempre più catastrofi.
Facendo un censimento dei centri a rischio emerge che sono 180 i paesi che hanno una popolazione in zone a rischio e che il 70 per cento di questi posti hanno aree urbane dove vivono più di 5 milioni di persone. In totale 634 milioni di individui rischiano di subire inondazioni. Tokyo, New York, Mumbai, Shangai, Jakarta: sono tutte città che potrebbero essere interessate da questo drammatico effetto collaterale. La maggior parte dei posti citati nel catastrofico censimento sono in Asia, continente notoriamente popoloso, e in particolare si tratta di Cina, India, Bangladesh, Vietnam e Indonesia. Secondo Gordon McGranahan, dell’International Institute for Environment and Development di Londra e coautore dello studio, bisognerebbe prendere in considerazione seriamente una massiccia migrazione verso realtà urbane sufficientemente lontane dal livello del mare.
Del resto gli scienziati non sono nuovi a questo genere di previsioni funeste sui risvolti del global warming: oltre alle tempeste e alle inondazioni, la scienza prevede una drastica riduzione delle riserve di acqua dolce, lo scioglimento dei ghiacciai, uno stravolgimento delle stagioni e un’elevata possibilità che la maggior parte delle specie mondiali si estinguano. Addirittura c’è l’ipotesi che le alte temperature potranno favorire la diffusione di alcune malattie, come la malaria.
Trenta delle più grandi città del mondo sono a livello del mare e due terzi dei più grandi centri subiscono la minaccia di vistosi allagamenti. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Environment and Urbanization che mette in relazione il cambiamento climatico e alcune calamità naturali. Gli scienziati pronosticano infatti che il riscaldamento globale provocherà nubifragi sempre più frequenti: gli oceani stanno crescendo poiché il calore sta raggiungendo la loro profondità ed è probabile che lungo le coste si verificheranno sempre più catastrofi.
Facendo un censimento dei centri a rischio emerge che sono 180 i paesi che hanno una popolazione in zone a rischio e che il 70 per cento di questi posti hanno aree urbane dove vivono più di 5 milioni di persone. In totale 634 milioni di individui rischiano di subire inondazioni. Tokyo, New York, Mumbai, Shangai, Jakarta: sono tutte città che potrebbero essere interessate da questo drammatico effetto collaterale. La maggior parte dei posti citati nel catastrofico censimento sono in Asia, continente notoriamente popoloso, e in particolare si tratta di Cina, India, Bangladesh, Vietnam e Indonesia. Secondo Gordon McGranahan, dell’International Institute for Environment and Development di Londra e coautore dello studio, bisognerebbe prendere in considerazione seriamente una massiccia migrazione verso realtà urbane sufficientemente lontane dal livello del mare.
Del resto gli scienziati non sono nuovi a questo genere di previsioni funeste sui risvolti del global warming: oltre alle tempeste e alle inondazioni, la scienza prevede una drastica riduzione delle riserve di acqua dolce, lo scioglimento dei ghiacciai, uno stravolgimento delle stagioni e un’elevata possibilità che la maggior parte delle specie mondiali si estinguano. Addirittura c’è l’ipotesi che le alte temperature potranno favorire la diffusione di alcune malattie, come la malaria.
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